Art. 36 c.p.c.
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Cessione del ramo d’azienda: dovere di buona fede nei rapporti contrattuali e eccezione di compensazione
Se all’interno di un contratto di cessione di ramo d’azienda è indicato con la voce “stimato” un determinato costo attribuito in capo all’acquirente, l’eventuale successiva discrepanza rispetto al costo realmente sostenuto dall’acquirente non integra una violazione della buona fede contrattuale da parte del venditore nel caso in cui le parti non abbiano stabilito alcun conguaglio o garanzia e, in aggiunta, la parte acquirente operi da tempo nel medesimo settore dell’acquirente.
Non vi è alcuna violazione del dovere di buona fede ex art. 1337 c.c. nel caso in cui una parte non sia in grado di dimostrare la rilevanza di determinate informazioni non ricevute dalla parte venditrice né di dimostrare che, laddove conosciute, avrebbero condotto ad una diversa modulazione del contenuto del contratto.
In mancanza di elementi circa l’intervenuto accordo inter partes modificativo del contratto di concessione di vendita e comunque in difetto di criteri per determinare il numero e il costo dei prodotti eventualmente soggetti all’obbligo di rimborso, l’eccezione di compensazione deve essere rigettata in quanto sfornita di idoneo supporto probatorio.
Per pacifico principio, ad eccezione delle ipotesi di manifesta pretestuosità della contestazione o di valutazione da parte del giudice circa la prontezza e la facilità di liquidazione del credito opposto in compensazione, in ogni altro caso la litigiosità del controcredito è condizione ostativa ad entrambi i tipi di compensazione legale e giudiziale, in quanto il reciproco effetto estintivo presuppone che entrambi i crediti siano effettivamente esistenti e, quindi, richiede che il controcredito sia stato accertato in modo definitivo (con accertamento contenuto in sentenza passata in giudicato od in altro provvedimento divenuto definitivo per mancata impugnazione nel termine di decadenza o per rinuncia volontaria alla contestazione del controcredito) con la conseguenza che la compensazione rimane impedita le volte in cui il credito opposto in compensazione sia stato ritualmente contestato in separato giudizio.
Profili processuali della domanda riconvenzionale.
Quando la riconvenzionale non implica lo spostamento della competenza essa può essere ugualmente proposta se ed in quanto sussista un “collegamento obiettivo” che renda “consigliabile ed opportuna la celebrazione del simultaneus processus ai fini di economia processuale ed in applicazione [ LEGGI TUTTO ]
Giusta causa di revoca dell’amministratore. Ammissibilità della riconvenzionale cautelare
Nel silenzio della legge, non pare riscontrabile un generale divieto di formulare domande di carattere riconvenzionale nel procedimento cautelare. L’inammissibilità dell’esercizio dell’azione cautelare in reconventionem può però esser ravvisata in concreto ove il giudice [ LEGGI TUTTO ]
Criteri per determinare il regime applicabile all’invenzione del dipendente
Al fine di qualificare l’invenzione del dipendente quale “invenzione di servizio” (ai sensi dell’art. 64, primo co., c.p.i.) oppure quale “invenzione d’azienda” (ai sensi dell’art. 64, secondo co., c.p.i.) è necessario accertare quali [ LEGGI TUTTO ]
I celebri marchi “Azzurra”
Non sussiste domanda riconvenzionale in senso tecnico giuridico, ossia legata da connessione oggettiva alle domande proposte da parte attrice e pertanto idonea ex art.36 c.p.c. a derogare alle regole ordinarie di competenza, quando la domanda di parte convenuta abbia ad oggetto marchi ulteriori rispetto a quelli azionati dall’attrice, che [ LEGGI TUTTO ]
Normativa antitrust e competenza nelle azioni follow-on
Ai sensi dell’art. 3 D.lgs. 168/2003 come modificato con la legge n. 27/2012, la competenza per materia antitrust è stata ricondotta alle Sezioni specializzate Impresa di primo e di secondo grado, secondo [ LEGGI TUTTO ]