Art. 1375 c.c.
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Clausole contrattuali nel franchising e violazione dell’obbligo di buona fede da parte dell’affiliante
L’obbligo di buona fede oggettiva o correttezza costituisce un autonomo dovere giuridico, espressione di un generale principio di solidarietà sociale che, nell’ambito contrattuale, implica un obbligo di reciproca lealtà di condotta a presidio [ LEGGI TUTTO ]
Contratto di franchising, buona fede e concorrenza sleale
In tema di contratto di franchising, costituisce atto di concorrenza sleale la condotta tenuta dall’affiliante che commercializzi i beni in canali dove vengano venduti a prezzi notevolmente inferiori a quelli imposti all’affiliato, togliendo ogni competitività e distruggendo l’immagine di esclusività che avrebbe dovuto essere assicurata per la salvaguardia, non solo dell’interesse della controparte, ma dell’immagine stessa del prodotto, di per sé idonea a far venire meno la collaborazione nell’interesse reciproco dei contraenti, che costituisce caratteristica essenziale del contratto. [ LEGGI TUTTO ]
Aumento di capitale sociale e abuso della maggioranza
La delibera di aumento di capitale sociale sorretta dalla necessità di ridurre lo stato di indebitamento e sottocapitalizzazione della società non è impugnabile dal socio di minoranza che, a fronte del diritto di opzione riconosciuto a tutti i soci alla pari in proporzione alle partecipazioni possedute, non abbia provato la propria difficoltà a sottoscrivere l’aumento e, dunque, l’impossibilità di esercitare l’opzione medesima.
Gruppi di società, flussi informativi infragruppo e obblighi delle società di vertice, disciplina antiriciclaggio e identificazione del “titolare effettivo”, intervento di terzo in fase di reclamo cautelare
Le società appartenenti a un gruppo societario hanno il diritto di ottenere dalle società al vertice del gruppo le informazioni necessarie per consentire alle prime di adempiere gli obblighi di trasparenza di cui alle disposizioni in materia di adeguata verifica della clientela stabilite dal d.lg. 231-2007, in particolare al fine di permettere ai soggetti sottoposti a tale disciplina con cui le società appartenenti al gruppo intrattengono rapporti, [ LEGGI TUTTO ]
Validità della deliberazione di modifica statutaria e buona fede contrattuale
La deliberazione di modifica statutaria non è viziata da eccesso di potere o violazione del canone di buona fede contrattuale quando risulta sorretta da argomentazioni ragionevoli, essendo fisiologico alla dinamica sociale, e pertanto irrilevante, il contrasto di opinioni e valutazioni [ LEGGI TUTTO ]
Potere correttivo del giudice sull’equilibrio contrattuale, interpretazione dello statuto consortile e misura dei contributi dovuti in caso di recesso
Il giudice può rideterminare, integrando la relativa disposizione dello statuto consortile secondo i dettami della buona fede oggettiva (art. 1374 cod. civ.), nonché interpretandola secondo il canone di buona fede (art. 1366 cod. civ.), la misura del corrispettivo dovuto dal consorziato per il recesso dal consorzio [ LEGGI TUTTO ]
Clausola di earn out nella determinazione del corrispettivo di cessione delle quote
Secondo un’interpretazione di buona fede del contratto quando la grandezza cui è parametrato il prezzo di cessione delle quote di società è influenzabile da una parte (nella specie, l’acquirente con le politiche di bilancio) appare corretto che le grandezze considerate siano ridimesionate onde mantenere costante la valutazione effettuata dai nuovi soci con quelle effettuate in precedenza, poichè diversamente non vi sarebbe quella oggettività degli indicatori cui le parti volevano fare riferimento.
Ricorso d’urgenza e oggetto della cautela
In applicazione del principio di esecuzione in buona fede del contratto, va accolto il ricorso ex art. 700 c.p.c. volto alla restituzione di documentazione contrattuale, commerciale e contabile, limitatamente alla documentazione formatasi [ LEGGI TUTTO ]
L’obbligo di rimborso ha la stessa ampiezza delle garanzie prestate
Quando in un contratto di cessione di quote sociali è prevista una garanzia relativa alla generica inesistenza di debiti verso soci e/o verso terzi, seguita da quella di un altrettanto generico obbligo di rimborso, quest’ultima – in virtù del principio di interpretazione secondo buona fede – deve intendersi in maniera esattamente corrispondente all’ambito delle (prime) garanzie concesse.