Conflitto d’interessi nella deliberazione di un aumento del capitale a fini diluitivi delle partecipazioni delle minoranze
Non è inficiata da conflitto d’interessi ai sensi dell’articolo 2373 del codice civile la deliberazione di aumento del capitale, proposto dall’azionista di maggioranza al fine di perseguire il riequilibrio finanziario della società, per il solo fatto che in esito all’esecuzione dell’aumento – in thesi illecitamente diluitivo delle partecipazioni degli azionisti di minoranza – la società non consegua alcun utile d’esercizio e ciò per l’evidente fallacia logica in cui si incorrerebbe nel sostenere che, non essendovi ex post alcun utile, l’aumento del capitale sarebbe stato sin dal principio evitabile e quindi abusivo. Sicché, non è assolto l’onere probatorio gravante sull’azionista impugnante, il quale alleghi genericamente che il riequilibrio finanziario sarebbe stato possibile perseguirlo in altri modi, ad esempio agendo in giudizio per azionare dei crediti vantati nei confronti di un locatario asseritamente riconducibile al gruppo dell’azionista di maggioranza oppure deliberando la liquidazione della società, caso in cui l’aleatorietà e la tempestività del risultato parrebbe nondimeno elevata, a differenza del concreto e non ipotetico “sforzo significativo” (cit.) di finanziare la società con nuovo capitale di rischio.
Per visualizzare la sentenza devi effettuare login
Giovanni Maria Fumarola
Dottore magistrale in giurisprudenza cum laude all'Università commerciale Luigi Bocconi – Cultore ed assistente in diritto commerciale all'Università cattolica del Saro Cuore e all'Università degli Studi di Brescia...(continua)