Imitazione servile e giudizio di confondibilità
Il giudizio di confondibilità per imitazione servile tra i segni distintivi in comparazione va condotto non in via analitica, attraverso il solo esame particolareggiato e la separata considerazione di ogni singolo elemento, ma in via globale e sintetica. Tale accertamento va operato tenendo conto dell’insieme degli elementi salienti grafici e visivi, mediante una valutazione di impressione, che prescinde dalla possibilità di un attento esame comparativo e che va condotta in riferimento alla normale diligenza e avvedutezza del pubblico dei consumatori di quel genere di prodotti, dovendo il raffronto essere eseguito tra il marchio che il consumatore guarda ed il mero ricordo dell’altro.
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Cecilia Balestra
Laureata in Giurisprudenza, percorso Diritto comparato, europeo e transnazionale, presso l'Università degli Studi di Trento, con una tesi in Diritto Commerciale dal titolo "Gli assetti adeguati nelle società a...(continua)