L’amministratore deve essere in grado di dimostrare l’attinenza alla conduzione dell’impresa societaria di ogni impiego di denaro o utilità sociali
Nel sistema delle società di capitali fra i principali doveri incombenti ex lege sugli amministratori campeggia quello di conservare l’integrità del patrimonio sociale; posto che la gestione societaria è per sua natura dinamica e comporta necessariamente il rischio dell’insuccesso economico e della perdita patrimoniale, tale dovere può sinteticamente declinarsi nel senso che non solo ogni operazione di investimento o avvio di nuovi affari debba arrestarsi allorché il patrimonio contabile scenda al di sotto delle soglie stabilite dagli artt. 2447 e 2482-ter c.c. (ovvero quando comunque debba ritenersi venuta meno la c.d. continuità aziendale), ma prima ancora che di ogni impiego di denaro o utilità sociali gli amministratori debbano sempre esser in grado di render conto alla società (nonché, a certe condizioni e limiti, ai creditori), dimostrandone l’attinenza alla conduzione dell’impresa (nel caso di specie, il Tribunale ha ritenuto che, a fronte dei precisi addebiti di utilizzi di denaro sociale per finalità extra-sociali o comunque non chiaramente sociali, era l’amministratore resistente a dover dimostrare che tali prelievi e pagamenti fossero andati ad estinguere debiti contratti dalla società nell’ambito della propria attività sociale).
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Camilla Savoldi
Avvocato del Foro di Milano. Laureata in giurisprudenza presso l'Università degli studi di Milano-Bicocca (110L). Dottoranda in Diritto Commerciale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Scuola di...(continua)