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24 Luglio 2019

Sulla responsabilità degli amministratori per addebito di spese personali alla società

L’accordo tacito volto a far gravare sulla società gli oneri dei soci è illecito. Si deve infatti ritenere, a prescindere dalla condizione di reciprocità tra i soci, che le spese personali agli stessi riferibili non possano comunque essere poste a carico della società, cui non competono trattandosi di soggetto terzo, del quale24 gli amministratori hanno l’obbligo di preservare il patrimonio sociale.

La responsabilità degli amministratori di società di capitali per i danni cagionati alla società amministrata ha natura contrattuale, sicché la società (o il curatore, nel caso in cui l’azione sia proposta ex art. 146 L. Fall.,) deve allegare le violazioni compiute dagli amministratori ai loro doveri e provare il danno e il nesso di causalità tra la violazione e il danno, mentre spetta agli amministratori provare, con riferimento agli addebiti contestatigli, l’osservanza dei doveri di legge e statutari previsti dagli artt. 2392, 2476 c.c.

17 Luglio 2019

Riduzione ex lege del compenso dell’amministratore di società a partecipazione pubblica in assenza di apposita delibera assembleare

La legge di riduzione del compenso dell’amministratore di una società partecipata pubblica, pur incidendo su diritti soggettivi acquisiti, è conforme al principio di ragionevolezza ex art. 3 c. 2 Cost. qualora tale disposizione non vada a frustrare l’affidamento dei cittadini nella sicurezza giuridica. Tale intervento normativo (nel caso di specie art. 4 L. R. Sicilia n. 7/2011) è ragionevole nel caso in cui mutate condizioni di bilancio non rendono più sostenibile il mantenimento di diritti già attribuiti al cittadino.

A nulla rileva la mancata adozione di un’apposita delibera assembleare di adeguamento del compenso dell’amministratore in presenza di una disciplina che, individuando parametri stringenti di quantificazione dei compensi, ha portata precettiva immediata.

16 Luglio 2019

Azione di responsabilità contro gli amministratori: requisiti di prova e di allegazione del danno in giudizio

Nel caso in cui una S.r.l. promuova azione di responsabilità nei confronti dell’amministratore lamentando la mancata rilevazione di ricavi da parte di quest’ultimo, essa è tenuta a produrre la documentazione attraverso cui ha determinato l’ammontare dei ricavi asseritamene non rilevati dall’amministratore (nel caso di specie, la società non aveva depositato i documenti sulla scorta dei quali il proprio consulente di parte aveva condotto le indagini, con conseguente impossibilità per il giudice di disporre eventuali accertamenti d’ufficio per difetto di materiale probatorio da analizzare).

 

12 Luglio 2019

Azione di responsabilità nei confronti di amministratori/liquidatori di società e onere della prova

Il curatore fallimentare che intenda far valere la responsabilità dell’ex amministratore o del liquidatore per violazione degli obblighi di corretta gestione e conservazione del patrimonio sociale ha l’onere di allegare e provare che sono state intraprese iniziative imprenditoriali connotate dall’assunzione di nuovo rischio economico-commerciale e compiute al di fuori di una logica meramente conservativa, nonché di individuare siffatte iniziative ed indicare quali conseguenze negative, sul piano del depauperamento del patrimonio sociale, ne siano derivate.

8 Luglio 2019

Compenso dell’amministratore e competenza arbitrale

La domanda con cui l’amministratore di S.r.l. chiede la condanna della società al pagamento del compenso per l’incarico gestorio è di competenza arbitrale, se lo statuto della società prevede una clausola compromissoria che rimette agli arbitri tutte le controversie, aventi a oggetto rapporti sociali, promosse da o contro gli amministratori.

19 Giugno 2019

L’utilizzo di denaro della società per finalità non chiaramente sociali da parte dell’amministratore

Tra i principali doveri incombenti ex lege sugli amministratori campeggia quello di conservare l’integrità del patrimonio sociale, sicchè di ogni impiego di denaro o utilità sociali costoro debbono sempre essere in grado di rendere conto alla società, dimostrandone l’attinenza alla conduzione dell’impresa associata loro rimessa in via esclusiva.

A fronte di precisi addebiti di utilizzi di denaro sociale per finalità extra-sociali o comunque non chiaramente sociali, è l’amministratore a dover dimostrare che tali prelievi e pagamenti abbiano estinto debiti contratti dalla società nell’ambito della propria attività [nel caso di specie, l’amministratore convenuto ha omesso di fornire tale prova ed è dunque stata accertata la sua responsabilità nei confronti della società].

9 Maggio 2019

La natura del rapporto contrattuale tra l’amministratore e la società

Il rapporto che lega l’amministratore, cui è affidata la gestione sociale, alla società è un rapporto di immedesimazione organica, che non può essere qualificato né tout court solo come mandato né come rapporto di lavoro subordinato né come collaborazione continuata e coordinata, rientrando invero le prestazioni dell’amministratore piuttosto nell’area del lavoro professionale autonomo ovvero, secondo una tesi maggiormente convincente, dovendo lo stesso essere qualificato come rapporto societario con caratteristiche sue proprie.

Gli amministratori sono tenuti a compiere non solo singoli e ben determinati atti giuridici, ma una complessa attività di gestione, tra cui anche le scelte strategiche più importanti della società.

Gli amministratori sono revocabili dall’assemblea in qualunque tempo, anche se nominati nell’atto costitutivo, fatto salvo il diritto dell’amministratore al risarcimento dei danni, nel caso in cui la revoca avvenga senza giusta causa.

La nozione di giusta causa di revoca dalla carica gestoria prevista dall’art. 2383 c.c. esclude il diritto dell’amministratore al risarcimento del danno derivante dallo scioglimento anticipato del rapporto. Si distinguono le ipotesi di giusta causa in oggettive e soggettive: le prime si verificano nel caso in cui una circostanza, estranea alla volontà dell’amministratore, impedisca la prosecuzione del rapporto, mentre le seconde ricorrono quando viene meno il rapporto fiduciario fra la società e l’amministratore, a causa di un evento imputabile a quest’ultimo.

3 Maggio 2019

Le divergenze tra consiglieri o tra amministratore e socio non giustificano la revoca dalla carica di amministratore

Le mere divergenze tra consiglieri, o tra amministratore e socio, o tra singoli soci, non possono da sole costituire giustificazione sufficiente per l’estromissione dall’ufficio di amministratore. Ai fini della revoca per giusta causa dalla carica di amministratore non è necessario un suo inadempimento, ma è necessario [ LEGGI TUTTO ]

Azione di responsabilità esercitata dal curatore: prescrizione e determinazione del danno

Il dies a quo per il calcolo della prescrizione dell’azione di responsabilità ex art. 2394, comma 2, c.c. esercitata dalla curatela fallimentare ex art. 146 l. fall. non è rappresentato dal momento della commissione dei fatti integrativi di tale responsabilità, bensì dal (successivo) momento dell’insufficienza del patrimonio sociale al soddisfacimento dei crediti.

Una volta accertata la responsabilità dell’amministratore convenuto, per liquidare il danno derivante da una gestione della società condotta in spregio dell’obbligo di cui all’art. 2486 c.c., il giudice può ricorrere in via equitativa, nel caso di impossibilità di una ricostruzione analitica dovuta all’incompletezza dei dati contabili ovvero alla notevole anteriorità della perdita del capitale sociale rispetto alla dichiarazione di fallimento, al criterio presuntivo della differenza dei netti patrimoniali. La condizione è che tale ricorso sia congruente con le circostanze del caso concreto, e che quindi sia stato dall’attore allegato un inadempimento dell’amministratore almeno astrattamente idoneo a porsi come causa del danno lamentato e siano state specificate le ragioni impeditive di un rigoroso distinto accertamento degli effetti dannosi concretamente riconducibili alla condotta.