Marchio di fatto: la registrazione non è una condicio sine qua non per l’esistenza del marchio
La registrazione non è una condicio sine qua non per l’esistenza del marchio, posto che l’ordinamento conosce anche il marchio di fatto, non registrato, e riconosce anche la possibilità di tutelare il medesimo [artt. 2569, secondo comma, e 2571 c.c. nonché art. 12, comma 1, lett. a), c.p.i.]
Diritto al legittimo utilizzo del patronimico all’interno dei segni distintivi, contraffazione del marchio e concorrenza sleale
L’art. 2564 c.c. nel disciplinare il concorso tra ditte uguali o simili che possano creare confusione per l’oggetto dell’impresa e per il luogo in cui questa è esercitata, impone di integrare o modificare la propria ditta a quello tra i due imprenditori commerciali che l’abbia iscritta nel registro delle imprese in epoca posteriore. Difatti, l’uso precedente del segno –quale marchio di fatto –da parte del richiedente o del suo dante causa non è di ostacolo alla successiva registrazione del marchio (art. 12 C.P.I.), non costituendo anteriorità distruttiva. [Nel caso di specie, al fine di poter validamente rivendicare il diritto di preuso del patronimico, non è sufficiente dimostrare di essere discendenti di imprenditori che esercitavano la stessa attività, ma occorre dimostrare la continuità di impresa.]