Nel caso in cui, nel contesto di un contratto di cessione di quote di S.r.l., la società venditrice si obblighi a garantire la società c.d. “target” ovvero l’acquirente ovvero per eventuali sanzioni comminate all’esito di una ispezione fiscale, l’adesione alla “rottamazione” da parte della società garantita non costituisce concorso colposo del creditore ai sensi dell’art. 1227 c.c., tranne nel caso in cui venga accertata la negligenza o la volontà di recare danno alle ragioni della controparte contrattuale. Se così non fosse vi sarebbe una eccessiva compressione della capacità decisoria della garantita, incompatibile con il canone della buona fede contrattuale [nel caso di specie il Tribunale ha rilevato l’insussistenza del concorso colposo della garantita perché, pur in pendenza di un giudizio di accertamento della legittimità delle contestazioni davanti alla Corte di Cassazione, vi era motivo di ritenere che l’Amministrazione potesse dar avvio alle procedure di recupero del credito, visto il rigetto dell’istanza di sospensione dell’esecutorietà della decisione di secondo grado].
La misura cautelare del sequestro conservativo ex art. 671 c.p.c. ben può essere emessa anche a tutela di crediti non immediatamente esigibili.
In caso di arbitrato, le spese del procedimento cautelare vanno regolate all’esito dello stesso procedimento - ancorché si esuli dall’ipotesi espressamente prevista ex art.669-septies c.p.c. di rigetto ante causam dell’istanza cautelare - perché la scissione tra la cognizione cautelare (propria del Tribunale) e quella di merito (propria degli arbitri) rende l’ordinanza cautelare il provvedimento conclusivo del procedimento di cui è stato investito il Tribunale.
Il termine per l’adempimento può essere ritenuto essenziale solo quando, all’esito di indagine istituzionalmente riservata al giudice di merito, e da condursi alla stregua delle espressioni adoperate dai contraenti e soprattutto della natura e dell’oggetto del contratto, risulti inequivocabilmente la volontà delle parti di ritenere perduta l’utilità economica del contratto con l’inutile decorso del termine medesimo. (altro…)
Deve essere respinta la domanda diretta ad ottenere la inefficacia e/o la nullità e/o l'annullabilità o, in subordine, la proroga del termine di avveramento di una condizione risolutiva apposta a un contratto di cessione di quote di S.r.l., condizione in forza della quale si prevedeva la risoluzione del contratto per l’ipotesi della mancata liberazione dei precedenti soci - odierni convenuti alienanti - dalle garanzie personali dagli stessi prestate a favore della stessa società [nel caso di specie, infatti, l’attore pretendeva semplicemente di ottenere l’acquisizione delle quote con riduzione del prezzo convenuto, intendendo quale “prezzo” gli oneri relativi alla realizzazione della condizione pattuita, ma non voleva proporre la domanda di risoluzione del contratto che avrebbe comportato la liberazione dell’attore da ogni onere e la restituzione delle quote compravendute].
Il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo ha ad oggetto la fondatezza o meno della pretesa creditoria, originariamente azionata in via monitoria, con riferimento alla situazione di fatto esistente al momento della pronuncia della sentenza, con la conseguenza che il diritto del preteso creditore deve essere adeguatamente provato, in giudizio, indipendentemente dall'esistenza (o persistenza) dei presupposti di legge richiesti per l’emissione del decreto ingiuntivo (nel caso di specie il Tribunale (altro…)
Le differenze fra sequestro giudiziario e sequestro liberatorio si risolvono esclusivamente in una diversa sottolineatura del fumus boni iuris ma non sono idonee in concreto a configurare differenze rilevanti quanto al periculum, sotto il profilo della necessità di garantire una adeguata gestione del “bene” sottoposto a sequestro nel tempo necessario a giungere ad un accertamento definitivo della controversia, dal momento che in entrambi i casi la nomina di un custode è l'unica idonea ad assicurare un adeguato esercizio dei diritti connessi alle quote (nel caso di specie, il Tribunale, respingendo il reclamo contro il provvedimento di rigetto della richiesta di sequestro giudiziario delle quote, ha ritenuto che, a seguito dell'accoglimento della istanza di sequestro liberatorio, siano venute meno valide ragioni per ravvisare in concreto il permanere del periculum in mora).
Secondo il più recente orientamento della Corte di Cassazione, la rinuncia alla condizione risolutiva comporta "una modifica contrattuale con rilevante alterazione rispetto al precedente negozio", che conseguentemente deve essere adottata a mezzo di forma scritta (così Cass. n. 22662/2015).
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L'inganno è elemento costitutivo della fattispecie di dolo disciplinata dagli articoli 1439 e 1440 del codice civile, nonché presupposto fondamentale sia della domanda di annullamento per dolo determinante sia della pretesa risarcitoria per dolo incidente. Pertanto, l'attore che agisce in giudizio al fine di ottenere l'annullamento di un contratto di cessione di quote (altro…)
Nell’ambito di un giudizio intentato dai cedenti quote di s.r.l. per l’accertamento dell’avveramento della condizione risolutiva dedotta nel contratto di cessione, il cessionario non può lamentare l’eccessiva onerosità della prestazione dedotta sub condicione e, per l’effetto, richiederne la “riduzione” o, alternativamente, la proroga in via equitativa del termine per l’esecuzione (altro…)
Avuto riguardo al principio generale della libertà di forme, nel caso di recesso da un contratto preliminare di cessione di quote, in difetto di diversa previsione, non è richiesta la forma scritta.
Non esiste nell’ordinamento un divieto di formulare nello stesso giudizio domande fra di loro incompatibili, purché ciascuna di esse sia sufficientemente descritta (Cass. civ., sez. III, n. 8674/2017). (altro…)
Nella cessione di quote di società, oggetto della vendita sono le partecipazione sociali e non i beni costituenti il patrimonio sociale. Questo non esclude, tuttavia, che le circostanze relative ai beni di proprietà della società possano essere valutate ai fini dell’applicazione degli art. 1440 e 1337 c.c., rispetto ai quali può assumere rilievo ogni elemento idoneo a incidere sulla formazione del consenso.
In tema di negozio fiduciario non è ammessa la prova per testimoni del pactum fíduciae quando questo comporti il trasferimento di beni immobili, sia pure indiretto, attraverso il trasferimento della partecipazione a una società intestataria di immobili.
La quietanza a saldo (altro…)