L’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata, ove sia stata disposta confisca anche delle quote sociali, è legittimata ad esercitare tutti i diritti e le azioni connesse a dette partecipazioni, tra cui rientra certamente l’azione di responsabilità ex art. 2476, co. 3, c.c. Resta irrilevante a tali fini l’avvenuto adempimento degli obblighi pubblicitari conseguenziali all’acquisto della partecipazione previsti ai fini dell’esercizio dei diritti sociali dall’art. 2470, co. 1, c.c., che è destinata ad operare in relazione agli acquisti a titolo derivativo, essendo invece la confisca una forma di acquisto a titolo originario.
Ai fini della valutazione in bilancio delle partecipazioni non rientrano fra i fatti da indagare per la valutazione della perdita “durevole” di valore il sequestro e la confisca “non definitiva” delle quote sociali.
La perdita del capitale sociale deve essere rilevata dagli amministratori e sindaci nell’istante esatto in cui si verifica, in quanto emergente dalla documentazione contabile della Società, senza dunque necessità di attendere i tempi tecnici occorrenti alla predisposizione e all’approvazione assembleare del bilancio di esercizio (ove la detta perdita viene esposta), essendo l’adozione di tale documento e la sua pubblicazione adempimenti strumentali a consentire ai terzi (e non certamente ai soggetti incaricati della gestione e del controllo sulla società) la conoscenza dei dati contabili.
Ai fini della quantificazione dei danni secondo il criterio del differenziale dei netti patrimoniali la situazione patrimoniale iniziale oggetto di raffronto va sempre depurata delle poste dell’attivo la cui valorizzazione si giustifichi esclusivamente in una prospettiva di continuità aziendale (avviamento, immobilizzazioni immateriali, ammortamenti). Inoltre, le rettifiche operate sul primo bilancio, quali tipicamente quelle effettuate per correggere omesse svalutazioni di voci attive finalizzate ad occultare una perdita, vanno ripetute anche nei successivi bilanci posti in comparazione.
La sentenza di assoluzione pronunciata in sede penale non preclude l’applicazione del termine previsto dall’art. 2947, comma 3, c.c. per il caso di fatti costituenti reato