I sindaci devono svolgere il loro incarico con obiettività e integrità e nell’assenza di interessi, diretti o indiretti, che ne compromettano l’indipendenza; la compromissione dell’indipendenza del sindaco sussiste non solo quando il controllore sia direttamente implicato nell’attività sulla quale dovrebbe esercitare il controllo, ma anche quando l’attività di consulenza sia prestata da un socio o un collaboratore dello studio di cui faccia parte il sindaco. L’espressione “altri rapporti patrimoniali che ne compromettano l’indipendenza” all’art. 2299 c.c., nella sua indeterminatezza, infatti, affida al prudente apprezzamento del giudice di merito l’individuazione del criterio da seguire nella concreta fattispecie sottoposta al suo esame. L’ineleggibilità e la decadenza del sindaco, conseguenti alla mancanza del requisito dell’indipendenza, operano automaticamente, anche in assenza di un procedimento accertativo, perché rendono nulla la delibera di nomina per illiceità dell’oggetto, anche con riferimento al “gruppo di fatto”. L’esercizio di fatto della funzione da parte del sindaco ineleggibile o decaduto trova il suo titolo non certo nel rapporto sindacale – di natura contrattuale ed avente ad oggetto la prestazione di un’opera professionale verso l’obbligo della società di pagare il corrispettivo pattuito – che non può essere instaurato o vien meno, ma appunto nel mero fatto che del suo esercizio operato volontariamente dal professionista.