In tema di società in accomandita semplice, la violazione degli obblighi propri dell’amministratore, idonea ad incidere negativamente sul carattere fiduciario del rapporto o a rendere impossibile il naturale svolgimento del rapporto di gestione – fattispecie nel cui novero sono ricomprese la condotta volta a impedire al socio accomandante di accedere ai documenti essenziali per l’esercizio dei diritti di controllo sulla gestione sociale, la mancata comunicazione a quest’ultimo dei bilanci e dei rendiconti della società, nonché la distribuzione di utili non effettivamente conseguiti – integra giusta causa di revoca giudiziale dell’amministratore ai sensi dell’art. 2259, terzo comma, c.c. Tale disposizione, dettata per le società in nome collettivo, trova applicazione anche alle società in accomandita semplice ai sensi del combinato disposto degli artt. 2315 e 2293 c.c.
Qualora la revoca dell’amministratore di società di persone sia stata chiesta in via cautelare – tutela azionabile con il procedimento ex art. 700 c.p.c., non essendo analogicamente applicabile la disciplina prevista dall’art. 2409 c.c. in materia di società di capitali – oltre al requisito del fumus boni iuris è altresì imprescindibile il requisito del periculum in mora, ossia il pregiudizio imminente e irreparabile consistente nel pericolo che nelle more del giudizio di merito siano poste in essere nuove condotte pregiudizievoli o che si aggravino il pregiudizio o gli effetti dei contegni pregressi.