La norma sulla decadenza intende evitare che si possa riservare l’esclusiva del marchio ad libitum per un periodo di tempo indefinito, stabilendo un periodo di cinque anni, trascorso il quale – in mancanza di un effettivo utilizzo – la registrazione del marchio decade. La statuizione del termine di decadenza per non uso voluta dal legislatore (anche comunitario ed internazionale) indica una forte sensibilità verso il problema di evitare riserve prolungate del marchio, prive di alcuna utilizzazione e quindi di alcuna evidenza sul mercato. Il rideposito effettuato successivamente al maturare del periodo di decadenza così stabilito, ancorché possa essere considerato indice della volontà di utilizzare prima o poi quel marchio, non vale a superare la sanzione della decadenza voluta dal legislatore.
La prova del mancato utilizzo di un marchio costituisce prova di circostanza negativa e, secondo l'art. 121 c.p.i., si può far ricorso a qualunque mezzo probatorio, comprese le presunzioni semplici. In tal senso, possono ritenersi idonee a comprovare il non uso le testimonianze di esperti del settore, la verificata assenza del marchio nei cataloghi dell’impresa, nei listini pubblicitari, ovvero negli abituali canali distributivi commerciali delle specifiche tipologie di prodotto.
Il giudice territorialmente competente a decidere la causa, ai sensi dell'art. 20 cod. proc. civ., deve essere identificato nel rispetto dei principi costituzionali sulla precostituzione del giudice, tenendo conto della struttura dell'illecito aquiliano, del mezzo tecnico con cui il danno viene inferto e della disciplina di ipotesi affini. Ne consegue, (altro…)
L'art.125, III comma, c.p.i. introduce una forma di conseguenza economica dell'illecito, limitata al campo della proprietà industriale, per cui il risarcimento può andare oltre il semplice lucro cessante, ponendosi in una prospettiva non strettamente indennitaria bensì (altro…)
L'art. 73 l.d.a. (l. 22 aprile 1941, n. 633) prevede espressamente in capo al produttore fonografico la titolarità di un diritto al compenso per l'utilizzazione (altro…)
I diritti di proprietà intellettuale non possono essere assimilati alla categoria dei diritti reali in virtù di due considerazioni: da un lato, alla nozione "proprietà" intellettuale va attribuito un significato sui generis, che (altro…)
Ai sensi dell'art. 3 D.lgs. 168/2003 come modificato con la legge n. 27/2012, la competenza per materia antitrust è stata ricondotta alle Sezioni specializzate Impresa di primo e di secondo grado, secondo (altro…)
La condotta di storno di dipendenti, affinché possa essere considerata illecita, richiede l'esistenza di alcuni presupposti, quali (altro…)
Nel contratto di licenza di beni della proprietà intellettuale o industriale, le parti possono prevedere una pattuizione sulle modalità di smaltimento delle giacenze di magazzino di res prodotte dal licenziatario in costanza di rapporto ma rimaste invendute (altro…)
In mancanza di diverse pattuizioni, l’imprenditore, che abbia acquistato merce con segni distintivi, ha invero diritto alla commercializzazione del prodotto anche successivamente alla risoluzione del rapporto (altro…)