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Aumento di capitale e irrilevanza del conflitto d’interessi del socio opponente
Non è impugnabile ai sensi dell’art. 2373 c.c. la deliberazione negativa sull’aumento di capitale quando il voto del socio asseritamente...

Non è impugnabile ai sensi dell’art. 2373 c.c. la deliberazione negativa sull’aumento di capitale quando il voto del socio asseritamente in conflitto di interessi non sia stato determinante ai fini del risultato, poiché, anche scomputandolo, la proposta non avrebbe comunque raggiunto la maggioranza richiesta dalla disciplina emergenziale di cui all’art. 44 d.l. 76/2020, conv. l. 120/2020. Non integra violazione dei doveri di correttezza e buona fede il voto contrario del socio all’aumento di capitale qualora la relativa spesa comporti un sacrificio economicamente apprezzabile e manchi un obbligo giuridico a sostenerla, né è abusivo il voto volto all’escussione di un credito il cui carattere usurario non sia manifesto.

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Scioglimento anticipato e limiti all’abuso della regola di maggioranza
Lo scioglimento della società per deliberazione assembleare ai sensi dell’art. 2484, n. 6, c.c. non richiede la sussistenza delle condizioni...

Lo scioglimento della società per deliberazione assembleare ai sensi dell’art. 2484, n. 6, c.c. non richiede la sussistenza delle condizioni previste dai nn. 2 e 3 della medesima norma, trattandosi di un atto volontario dell’assemblea che esprime la scelta della società di porsi in liquidazione, senza necessità di accertare una paralisi societaria o l’impossibilità di conseguire l’oggetto sociale. L’invalidità della deliberazione è configurabile solo ove essa sia adottata con abuso della regola della maggioranza, inteso come esercizio del potere volto a perseguire esclusivamente finalità personali e divergenti dall’interesse sociale. Non ricorre abuso quando la messa in liquidazione è deliberata con il voto anche di soci non coinvolti nel conflitto interno, non determina vantaggi fraudolenti per i soci di maggioranza e non preclude la proposizione di azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori.

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Concorrenza sleale pura e interferente: competenza delle sezioni specializzate
La competenza della sezione impresa sussiste laddove la lesione dei diritti di privativa sia un elemento costitutivo della lesione concorrenziale...

La competenza della sezione impresa sussiste laddove la lesione dei diritti di privativa sia un elemento costitutivo della lesione concorrenziale denunciata, tale da imporre una valutazione quantomeno incidenter tantum circa la sussistenza del diritto di proprietà intellettuale vantato. Qualora invece, tali diritti non siano nemmeno oggetto di allegazione, si ricade nell'ambito della concorrenza sleale "pura", con conseguente operatività degli ordinari criteri di competenza.

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Concorrenza sleale: contemporaneo esercizio della medesima attività industriale o commerciale e medesimo soddisfacimento di bisogni dei consumatori
L’applicazione della disciplina in tema di concorrenza sleale presuppone l’accertamento dell’indefettibile presupposto della relazione esistente tra i soggetti in causa:...

L’applicazione della disciplina in tema di concorrenza sleale presuppone l’accertamento dell’indefettibile presupposto della relazione esistente tra i soggetti in causa: questi devono essere, infatti, tra di loro in rapporto di concorrenza; devono operare nello stesso ambito di mercato e offrire beni e servizi indirizzati alla stessa clientela o rivolti a soddisfare lo stesso bisogno. In tema di concorrenza sleale, il rapporto di concorrenza tra due o più imprenditori, derivante dal contemporaneo esercizio di una medesima attività industriale o commerciale in un ambito territoriale anche solo potenzialmente comune, comporta che la comunanza di clientela non è data dall’identità soggettiva degli acquirenti dei prodotti, bensì dall’insieme dei consumatori che sentono il medesimo bisogno di mercato e, pertanto, si rivolgono a tutti i prodotti, uguali ovvero affini o succedanei a quelli posti in commercio dall’imprenditore che lamenta la concorrenza sleale, che sono in grado di soddisfare quel bisogno.

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Uso marchio: illecita la permanenza sui social una volta cessato il contratto di licenza
L’utilizzo indebito di un marchio non si configura solo con la pubblicazione attiva, ma anche con la semplice permanenza di...

L'utilizzo indebito di un marchio non si configura solo con la pubblicazione attiva, ma anche con la semplice permanenza di contenuti sui propri canali social dopo la cessazione di qualsiasi rapporto contrattuale o licenza nonostante la chiara volontà contraria della titolare del marchio espressa, ad esempio, tramite l'invio di una diffida alla rimozione.

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L’intervento sostitutivo dell’autorità giudiziaria in caso di “stallo” del procedimento di liquidazione
Ai sensi dell’art. 2487, comma 2, c.c. il tribunale può provvedere alla convocazione dell’assemblea perché deliberi sulla liquidazione della società,...

Ai sensi dell’art. 2487, comma 2, c.c. il tribunale può provvedere alla convocazione dell’assemblea perché deliberi sulla liquidazione della società, quando la convocazione sia omessa dagli amministratori, e può nominare i liquidatori, quando l’assemblea non si costituisca o non deliberi. L’intervento sostitutivo dell’autorità giudiziaria è dunque previsto per specifiche ipotesi di “stallo” del procedimento di liquidazione e al di fuori della situazione di stallo l’esercizio surrogatorio di funzioni proprie dell’assemblea è estraneo alla lettera e alla funzione della norma. Non induce a diverse conclusioni l’urgenza di provvedere ad adottare adeguati strumenti di risoluzione della crisi dell’impresa, posto che l’urgenza di atti di gestione non è una situazione di stallo assembleare e non può essere ricondotta alla previsione di cui all’art. 2487 comma 2 c.c.

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I poteri del rappresentante comune degli obbligazionisti
Non vi è dubbio che il rappresentante comune degli obbligazionisti possa e debba esercitare tutti e soli i poteri di...

Non vi è dubbio che il rappresentante comune degli obbligazionisti possa e debba esercitare tutti e soli i poteri di cui all’art. 2418 c.c., ma è anche corretto ritenere che tra questi sia ricompreso il potere di chiedere la consegna dei titoli rappresentativi del prestito azionario, che è certo un aspetto della tutela degli interessi comuni degli obbligazionisti (siano essi uno o più).

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Legittimazione passiva per l’accertamento dello stato di scioglimento nei procedimenti di volontaria giurisdizione
Nei procedimenti di volontaria giurisdizione relativi all’accertamento dello stato di scioglimento di società di capitali, legittimati passivi non sono solamente...

Nei procedimenti di volontaria giurisdizione relativi all’accertamento dello stato di scioglimento di società di capitali, legittimati passivi non sono solamente i soci ma anche i componenti dell’organo amministrativo (o l’amministratore unico).

Si configura la causa di scioglimento di cui all’art. 2484, comma 1 n. 3, c.c. nel caso in cui l’assemblea risulti – anche di fatto – non funzionante da tempo, restando in ogni caso irrilevante l’astratta esistenza di ulteriori rimedi che, nel medesimo arco di tempo, sono rimasti inattuati, non dovendo questi essere necessariamente esperiti in via preliminare.

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Per l’esercizio del diritto di controllo occorre specificare i motivi di urgenza
Al fine dell’accoglimento in sede cautelare dell’esercizio del diritto di controllo il socio non può limitarsi ad allegare che il...

Al fine dell'accoglimento in sede cautelare dell'esercizio del diritto di controllo il socio non può limitarsi ad allegare che il ritardo lede il diritto di controllo e l’esercizio dei poteri di socio e che il danno, una volta verificatosi, sarebbe irreparabile, perchè per verificare il carattere imminente e irreparabile della lesione, occorre che la situazione pregiudicata sia individuata con relativa concretezza, essendo certo possibili pregiudizi non imminenti e risarcibili.

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Riforma o annullamento di statuizioni sull’an debeatur contenute in sentenze non definitive. Il caso Piadina Romagnola
Le statuizioni in punto di an debeatur rese con sentenza non definitiva non possono essere modificate con la successiva sentenza...

Le statuizioni in punto di an debeatur rese con sentenza non definitiva non possono essere modificate con la successiva sentenza con cui il medesimo giudizio diviene definitivo, ma sono suscettibili soltanto di gravame con le modalità e nei termini previsti dalla legge.

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La portata ed i limiti applicativi della sospensione della causa ex art. 132, co. 1, Reg. UE 1001/2017
Ai sensi della normativa comunitaria vigente (Reg. UE 1001/2017 sul marchio dell’Unione Europea, come già prima ai sensi del Reg....

Ai sensi della normativa comunitaria vigente (Reg. UE 1001/2017 sul marchio dell’Unione Europea, come già prima ai sensi del Reg. UE n. 207/2009 sul marchio comunitario) la competenza in materia di marchio europeo è articolata tra l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) e i Tribunali dei Marchi UE secondo un indirizzo di fondo che è quello di riservare all’Ufficio la validità dei marchi e di rimettere al tribunale dei Marchi UE la violazione dei marchi, di talchè della decadenza o della nullità del marchio europeo è dato discutere o in via principale innanzi all’Ufficio o in via riconvenzionale innanzi al Tribunale dei Marchi UE esclusivamente in un’azione di contraffazione. Ne consegue che al di fuori di tale ristretta competenza del singolo tribunale nazionale in funzione di Tribunale dei Marchi UE non si prospetta alcuna sospensione per l’ipotesi della contemporanea pendenza del giudizio di nullità in sede europea.

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È contraffazione la vendita dei prodotti in licenza successiva alla risoluzione del contratto
Costituisce contraffazione di marchio e di design la condotta di una società che, nonostante la risoluzione del contratto di licenza...

Costituisce contraffazione di marchio e di design la condotta di una società che, nonostante la risoluzione del contratto di licenza ed esorbitando i limiti delle prorogate facoltà di produzione e commercializzazione, ha venduto al dettaglio gli stessi capi oggetto di licenza, tra i quali anche esemplari fallati, eccedenze di produzione e articoli non ritirati dai clienti, in quanto si tratta di attività commerciali che non aveva più alcun legittimo titolo di svolgere utilizzando il marchio ed il design oggetto del contratto di licenza risolto.

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