Ricerca Sentenze
I poteri amministrativi del curatore eredità giacente di un socio unico
Il curatore dell’eredità giacente di un socio unico di una società in liquidazione ha il potere di convocare l’assemblea e...

Il curatore dell'eredità giacente di un socio unico di una società in liquidazione ha il potere di convocare l'assemblea e deliberare la nomina del liquidatore. Non può invece provvedervi il Tribunale che interviene solo in caso di inerzia o esito negativo dell'assemblea, secondo la procedura trifasica prevista dagli artt. 2484 e ss., procedura quindi che non trova applicazione nel caso di compagine societaria composta solo dal curatore dell'eredità giacente.

Leggi tutto
Esclusione di socio di cooperativa edilizia e garanzia fideiussoria per immobili da costruire
L’obbligo di prestare garanzia fideiussoria a favore di acquirenti di immobile da costruire, di cui all all’art. 2 d. lgs....

L'obbligo di prestare garanzia fideiussoria a favore di acquirenti di immobile da costruire, di cui all all'art. 2 d. lgs. 122/2005, non trova applicazione in caso di promesse di vendita di immobili "sulla carta", con ciò intendendosi gli immobili da costruire in relazione ai quali il permesso di costruire non sia ancora stato richiesto [nel caso di specie, il Tribunale ha ritenuto valida la delibera di esclusione di un socio di cooperativa edilizia per mancato pagamento di somme dovute alla società, in presenza di una clausola statutaria che prevedeva l'esclusione del socio per tale specifica ipotesi di inadempimento. Il Tribunale ha, infatti, ritenuto non condivisibile la giustificazione portata dal socio inadempiente consistente nel mancato rilascio da parte della società delle garanzie fideiussorie previste per legge, stante l'assenza dell'obbligo di prestare alcuna garanzia fideiussoria nel caso concreto di immobile da costruire per cui non era ancora stato richiesto il permesso di costruire].

Deve ritenersi valida la fideiussione rilasciata da un c.d. Confidi minore iscritto - nell'apposito elenco - nell'interesse di un proprio associato a garanzia di un credito derivante da un contratto non bancario.

Leggi tutto
Validità della vendita di quote societarie a prezzo vile
Lo squilibrio originario delle prestazioni non può invalidare per carenza della causa i contratti di scambio, in quanto prevale il...

Lo squilibrio originario delle prestazioni non può invalidare per carenza della causa i contratti di scambio, in quanto prevale il principio dell'autonomia negoziale, che opera anche con riferimento alla determinazione delle prestazioni corrispettive. Solo l'indicazione di un prezzo assolutamente privo di valore, meramente apparente e simbolico, può determinare la nullità della vendita per difetto di uno dei suoi requisiti essenziali, mentre la pattuizione di un prezzo notevolmente inferiore al valore di mercato della cosa venduta, ma non del tutto privo di valore, pone solo un problema concernente l'adeguatezza e la corrispettività delle prestazioni ed afferisce, quindi, all'interpretazione della volontà dei contraenti ed all'eventuale configurabilità di una causa diversa del contratto.

Le valutazioni di tipo tecnico, per tale loro natura, non possono essere qualificate come confessione stragiudiziale in quanto carenti della necessaria consapevolezza e volontà di ammettere un fatto specifico sfavorevole per il dichiarante e favorevole all'altra parte che determini la realizzazione di un obiettivo pregiudizio [nel caso di specie, il Tribunale ha ritenuto non avere natura di confessione stragiudiziale la relazione del commercialista circa le passività di una società ai fini della dichiarazione di fallimento della società stessa].

Leggi tutto
Patto di prelazione su quote societarie altrui
Deve ritenersi legittimo il patto di prelazione avente ad oggetto quote societarie non ancora di titolarità dei paciscenti, qualora i...

Deve ritenersi legittimo il patto di prelazione avente ad oggetto quote societarie non ancora di titolarità dei paciscenti, qualora i medesimi si siano impegnati ad acquistarle. Resta, infatti, valido il loro impegno a ottenere e fare ottenere agli altri contraenti la realizzazione del programma contrattuale, e quindi anche ad assicurare la prelazione su quote che essi programmano di acquistare, anche sotto il profilo dell’impegno al fatto del terzo (art. 1381 c.c.) e della cessione di cosa futura o in proprietà di terzi.

La conseguenza della violazione di un diritto di prelazione previsto contrattualmente tra le parti è il risarcimento del danno, la cui esistenza ed il cui ammontare devono essere provati dalla parte lesa.

Leggi tutto
Invalidità della delibera per mancato o tardivo deposito del fascicolo di bilancio presso la sede sociale
La regola di cui all’art. 2429, co. 3, c.c. – dettata con riferimento alle s.p.a., ma applicabile integralmente e direttamente...

La regola di cui all’art. 2429, co. 3, c.c. – dettata con riferimento alle s.p.a., ma applicabile integralmente e direttamente alle s.r.l., in forza del rinvio espresso operato dall’art. 2478-bis c.c. – trova applicazione con riguardo a tutte le società di capitali direttamente e non in maniera analogica, iscrivendosi nell’architettura tipologica stessa delle società capitalistiche.

Non solo il mancato deposito ma anche il tardivo deposito integra violazione della disposizione dell'art. 2429 c.c.: tale disposizione costituisce un presidio informativo inderogabile, tale per cui il deposito stesso e il suo termine quindicinale di durata a ritroso può essere compresso soltanto ove tutti i soci espressamente vi acconsentano. Grava sulla società dimostrare l’assolvimento di siffatto necessario adempimento e ciò sia perché si tratta di un vero e proprio obbligo contrattuale a carico della società, sia in forza del principio di vicinanza della prova e non potendosi gravare la parte attrice di fornire la prova di un fatto negativo.

La domanda di accertamento dello stato di scioglimento della società proposta solo nei confronti della società (e non anche nei confronti dei soci della società) deve dichiararsi inammissibile.

Leggi tutto
Risoluzione del contratto di cessione di azienda per inadempimento
Deve essere risolto il contratto di cessione di un’azienda che non abbia le caratteristiche indicate nel contratto e che non...

Deve essere risolto il contratto di cessione di un'azienda che non abbia le caratteristiche indicate nel contratto e che non sia idonea all’uso dichiarato e oggetto del contratto stesso. Il cedente inadempiente deve essere inoltre condannato a risarcire i danni patiti per l’avviamento dell’attività che il cessionario non ha potuto esercitare.

Leggi tutto
Assegnazione di quote di s.r.l. al creditore pignoratizio e competenza delle sezioni specializzate in materia di impresa
Il creditore pignoratizio, in caso di inadempimento, può soddisfare la sua pretesa con due modalità differenti: può promuovere l’esecuzione forzata...

Il creditore pignoratizio, in caso di inadempimento, può soddisfare la sua pretesa con due modalità differenti: può promuovere l’esecuzione forzata ordinaria, ovvero può in alternativa procedere all’esecuzione “privata” prevista dall’art. 2797 c.c. che costituisce una forma di autotutela esecutiva a carattere negoziale.

Il giudice competente a conoscere della domanda proposta dal creditore pignoratizio di assegnazione della cosa in pagamento fino alla concorrenza del debito (art 2798 cod. civ.) è il giudice competente in sede di cognizione ordinaria e non il giudice dell’esecuzione forzata.

Se il pegno ha ad oggetto quote di una s.r.l. ed è stato costituito in seno ad un accordo volto a determinare la cessione delle quote di una s.r.l., trova indubbia applicazione l’art. 3, comma 2, lett. b), del d.lgs. n. 168 del 2003, come sostituito dall’art. 2, comma 1, lett. d), del decreto legge del 24 gennaio 2012 n. 1 convertito con modificazioni nella legge 24 marzo 2012, n. 27, che attribuisce alla competenza delle Sezioni specializzate tutte le controversie relative “al trasferimento delle partecipazioni sociali o ogni altro negozio avente ad oggetto le partecipazioni sociali o i diritti inerenti” a queste ultime, per le quali il Tribunale decide in composizione collegiale.

L’opposizione all’esecuzione può essere proposta anche dal terzo con l’intento di sottrarre all’esecuzione il bene sul quale il terzo vanta un diritto di proprietà o altro diritto reale. Mediante l’opposizione alla vendita della cosa pignorata, prevista dall'art. 2797 c.c., il debitore od il terzo datore di pegno possono far valere non solo eventuali vizi procedurali, ma anche eccezioni di merito relative al rapporto obbligatorio a garanzia del quale fu concesso il pegno.

Leggi tutto
L’applicazione del criterio della competenza nel bilancio di esercizio di società di capitali
Il bilancio è redatto secondo il criterio della competenza, per il quale l’effetto delle operazioni e degli altri eventi deve...

Il bilancio è redatto secondo il criterio della competenza, per il quale l'effetto delle operazioni e degli altri eventi deve essere rilevato contabilmente ed attribuito all'esercizio al quale tali operazioni ed eventi si riferiscono e non a quello in cui si concretizzano i relativi movimenti di numerario (incassi e pagamenti).

Leggi tutto
Efficacia del recesso in caso di delibera legittimante il medesimo sottoposta a condizione
Il credito al rimborso di un finanziamento erogato da un socio diviene esigibile a fronte dell’estinzione del rapporto sociale. Nel...

Il credito al rimborso di un finanziamento erogato da un socio diviene esigibile a fronte dell'estinzione del rapporto sociale. Nel caso di estinzione del rapporto a titolo di recesso, esso presuppone l'efficacia del recesso che, in caso di delibera sottoposta a condizione risolutiva, è parimenti subordinato, in via derivata, alla stessa condizione, non potendosi ammettere un recesso giustificato da modifiche statutarie e di status mai avvenute. Parimenti, le ipotesi di inefficacia previste dall’art. 2437-bis CC riguardino il recesso comunicato in conseguenza di delibere valide ed efficaci. In caso di avveramento dell'anzidetta condizione, deve, dunque, escludersi l'efficacia del recesso e l'esigibilità del credito alla restituzione del finanziamento.

Leggi tutto
Azione di responsabilità contro il liquidatore di s.r.l.
Ai sensi dell’art. 2495 c.c., una volta cancellata la società dal registro delle imprese, i creditori sociali rimasti insoddisfatti possono...

Ai sensi dell'art. 2495 c.c., una volta cancellata la società dal registro delle imprese, i creditori sociali rimasti insoddisfatti possono far valere le loro pretese creditorie nei confronti del liquidatore se il mancato pagamento è dipeso da colpa di questo.

L'azione di responsabilità contro il liquidatore di s.r.l. è un'azione di natura extracontrattuale, trattandosi di lesione di credito del terzo. Affinchè possa essere fatta valere la pretesa creditoria nei confronti del liquidatore è necessario provare: il mancato soddisfacimento del credito; una condotta dolosa o colposa del liquidatore; un nesso di causalità tra tale condotta e il mancato pagamento.

Ai fini della corretta individuazione della somma da corrispondere al creditore leso è necessario tenere in considerazione che il danno non corrsiponde necessariamente alla somma nominale del credito vantato dall'attore e non soddisfatto in sede di liquidazione ove l'attivo a bilancio non potesse consentire - in tutto o in parte- in ogni caso il soddisfacimento di tale posta. Su tale somma, da liquidare a titolo risarcitorio, è necessario computare gli interessi oltre alle spese di lite da riconoscere a carico del convenuto.

Leggi tutto
Domanda di nomina di un nuovo Trustee
Il principio di tipicità dei procedimenti di volontaria giurisdizione non osta alla possibilità della nomina giudiziaria del trustee, ove tale...

Il principio di tipicità dei procedimenti di volontaria giurisdizione non osta alla possibilità della nomina giudiziaria del trustee, ove tale competenza giudiziaria sia prevista dalla legge straniera scelta dalle parti in sede di istituzione del trust.

L’acquisto della legittimazione all’esercizio dei diritti connessi alla qualifica di beneficiario discende dal momento dell’iscrizione del nominativo del beneficiario nel relativo registro.

Leggi tutto
Danno da indebita prosecuzione dell’attività d’impresa: applicazione dell’art. 2486 c.c.
L’ultimo comma dell’art. 2486 c.c. attribuisce al criterio dello sbilancio fallimentare una chiara natura residuale, contemplando la sua applicabilità solo...

L’ultimo comma dell’art. 2486 c.c. attribuisce al criterio dello sbilancio fallimentare una chiara natura residuale, contemplando la sua applicabilità solo qualora manchino le scritture contabili o se a causa dell’irregolarità delle stesse o per altre ragioni i netti patrimoniali non possano essere determinati. Ove, invece, sia possibile ricostruire la situazione contabile della società, è necessario applicare il criterio incrementale. Il danno quantificato sulla base di tale criterio - come conseguenza della condotta di indebita prosecuzione dell’attività d’impresa nonostante la completa erosione del capitale sociale fosse - trattandosi di debito di valore esige l’aggiunta della rivalutazione monetaria a decorrere dalla data di fallimento. Poiché tale somma rappresenta il controvalore monetario del danno patrimoniale subìto, potrebbe in astratto essere riconosciuto al danneggiato anche il danno provocato dal ritardato pagamento in misura pari agli interessi legali. Tuttavia, poiché è onere del creditore provare, anche in base a criteri presuntivi, che la somma rivalutata (o liquidata in moneta attuale) sia inferiore a quella di cui avrebbe disposto, alla stessa data della sentenza, se il pagamento della somma originariamente dovuta fosse stato tempestivo e poiché non è configurabile alcun automatismo nel riconoscimento degli interessi compensativi, non è possibile riconoscere detti accessori in assenza di qualsiasi specifica allegazione sul punto da parte dell’attrice.
Sulla somma liquidata all’attualità sono, invece, dovuti gli interessi legali dalla data della sentenza al saldo.

Leggi tutto
logo